05/01/2021, 00:17
Citazione:... E' meglio sgomberare il campo dagli equivoci: il gioco di posizione non è il tiqui-taca, termine che negli ultimi anni ha assunto perlopiù connotazioni dispregiative (tecnicamente sarebbe l’onomatopea spagnola del gioco per bambini click-clack) e che già era entrato nel discorso tattico durante il periodo del Dream Team di Cruyff e che poi ha raggiunto fama mondiale nel 2006 quando venne usato dal telecronista Andrés Montes per descrivere la Spagna di Aragonés, a indicare lo stile di gioco fondato da una serie di passaggi corti e ravvicinati.
Sostanzialmente per tiqui-taca si intende un possesso molto orizzontale, volto a non concedere il pallone agli avversari. Passarsi il pallone tanto per farlo (o conservarlo), quello è il tiqui-taca, la cui distorsione perversa è il tiquinaccio, una forma di possesso esclusivamente difensivo a volte usato dalla Nazionale spagnola sotto Del Bosque durante il periodo 2010-2014. «Non passare il pallone lateralmente se non genera nulla», la frase di Juanma Lillo, uno degli ideologi moderni del Juego de Posición, in totale contrapposizione con il tiqui-taca, quindi.
L’origine del nome risale addirittura agli anni ‘50. Scriveva infatti Ivan Sharpe, ex giocatore e giornalista, nel 1952, riferendosi in particolare all’Ungheria: «Gli stranieri ci hanno superato nello stile di gioco. I segreti del mestiere e il passing game scozzese si sono trasferiti all’estero […] L’atmosfera tesa negli stadi inglesi e le continue salite e discese di gioco hanno reso il nostro calcio confuso e disorganizzato. Ma la frenesia non è calcio e altre nazioni hanno sviluppato un approccio più scientifico al gioco. Il gioco di posizione (positional play) è uno stile molto più sviluppato poiché accumula le combinazioni».
Da questa definizione rudimentale sono passati quasi 66 anni, e seppure il gioco sia molto cambiato, le intuizioni rimangono corrette e attuali (e lo è anche quella sulla frenesia del calcio inglese).
Definizione brevissima per chi non ha tempo o voglia di approfondire: il gioco di posizione è un modo di vedere il calcio, la cui proposizione principale è la ricerca della superiorità (posizionale, soprattutto, ma anche numerica e qualitativa), il cui strumento è il controllo del pallone, e che si basa su una serie di movimenti definiti tramite allenamenti specifici.
Attraverso l’organizzazione della squadra si vuole ottenere un tipo di superiorità in una qualche porzione di campo. Ovviamente, per sua natura il JdP vede nella superiorità posizionale quella migliore: come evidenziato da Flavio Fusi, si tratta della superiorità che «consiste nel liberare uomini tra le linee e nell’aprire linee di passaggio multiple». E all’interno di questa superiorità, il vero deus ex machina è il cosiddetto “hombre libre”: trovare cioè un giocatore libero di ricevere, senza marcatura, con spazio e tempo per la successiva giocata. Questo è il massimo grado di superiorità posizionale, oltre che a essere il vero obiettivo del gioco di posizione. Ovviamente, è preferibile che tale giocatore sia davanti alla linea del pallone, se possibile alle spalle degli avversari, ma anche lateralmente: in modo da far progredire la fase offensiva della squadra.
Nelle parole di Lillo, il JdP consiste appunto nel generare superiorità alle spalle delle varie linee di pressione: per questo è così importante l’inizio dell’azione, perché non ci può essere uno sviluppo corretto se non si trova subito una prima superiorità rispetto alla pressione offensiva avversaria. Da qui la rilevanza della Salida Lavolpiana, e del portiere come giocatore di campo, in grado cioè di supportare i compagni nel trovare l’uomo libero che possa determinare superiorità posizionale (ed è anche il modo più semplice per avere superiorità numerica nella propria trequarti).
Guardiola agli inizi nel Bayern allenava al gioco di posizione con insistenza: non andare sulle fasce a crossare, se non come extrema ratio dopo aver disordinato l’avversario. Cercare sempre Ribery e Gotze tra le linee; creare i sovraccarichi da una fascia per attaccare sull’altra. E le facce dei giocatori lasciano intuire che la metodologia del gioco di posizione è comunque una novità, ed è un po’ come tornare a scuola: anche per questo, alcuni grandi giocatori non ce la fanno.
Come evidenziato da Perarnau nello splendido pezzo di Adin Osmanbasic per Spielverlagerung.com, si tratta di uno stile di gioco profondamente codificato, studiato e allenato nel minimo dettaglio: i giocatori devono conoscere le varie possibilità di gioco e i loro compiti in ogni momento. Bisogna praticamente conoscere un catalogo di movimenti, e saperli interpretare in campo con la cosiddetta tattica individuale: non si tratta di un aspetto banale.
Mi fermo qui, per chi volesse continuare a leggere..
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Disclaimer:
Cosa cercherò di fare in questo topic?
Scrivere, a chiunque potrà essere interessato, di come mi diverto io a giocare a Football Manager.
L'obiettivo sarà quello di sviluppare, come da titolo, il DNA di una società in maniera ben precisa e riconoscibile.
Coprirò ogni aspetto della gestione, dalla tattica (ovviamente), allo scouting; dall'allenamento alla gestione della rosa; dalla cura dello staff fino al recruiting.
Non ci sarà narrazione. Sono io che gioco. Non ci sono storie da inventare o raccontare anche perchè, purtroppo, il tempo è quello che è.
Sarà semplicemente il flusso della mia coscienza da manager virtuale messo in ordine e condiviso.
La cadenza degli aggiornamenti sarà irregolare ma spero costante e come tutti, cercherò di inserirli tra gli impegni della vita reale e la voglia semplicemente di giocare.
Per chi non lo sapesse, cercherò di replicare un format molto in voga all'estero (fatevi un giro qui --> https://community.sigames.com/forums/for...iscussion/) ma molto meno diffuso da noi, dove la narrazione è sempre incentrata sulla squadra e sui risultati che, conseguentemente, determinano o meno il successo del racconto.
Io cercherò di portare avanti un'idea. Non è importante che tipo di risultati ottenga e quanti trofei io vinca. Al contrario, l'obiettivo sarebbe, a fine percorso, quello di creare un set di tattiche oltre che dei programmi di allenamento e delle metodologie di lavoro che ognuno possa replicare o magari imitare, non necessariamente seguendo gli stessi principi ma utilizzando lo stesso approccio.
Cosa molto importante: non mi sto inventando niente e non sto facendo nulla di nuovo né di straordinario.
Molte delle cose che farò e di cui scriverò le ho lette, le ho viste riprodurre su Football Manager, ma cosa più importante, l'ho viste fare su un campo da calcio da chi questo lavoro lo fa sul serio.
Credo che questo post mi esponga a tantissime domande quindi decido di fermarmi qui e non cominciare subito con la tattica, che sarà il primo capitolo di cui scrivere.
Lascio però, svelandovi la squadra che almeno inizialmente utilizzerò, sebbene, come ho cercato di spiegare, questa sia forse la cose meno importante.
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Spero di non deludere nessuno non iniziando dalle basse leghe. Come ho già scritto, questo è il modo in cui a me piace giocare. Mi auguro che qualcuno possa condividerlo.
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